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Segnalazioni di infarto miocardico ed eventi ischemici nelle persone che assumono inibitori COX-2


Gli infiammatori FANS hanno un’azione inibitrice sull’enzima ciclo-ossigenasi ( COX) responsabile della sintesi delle prostaglandine. Questo enzima esiste in due isoforme, COX-1 e COX-2. L’inibizione delle COX-1 è ritenuta la principale causa degli effetti indesiderati a livello gastrico, mentre l’inibizione del Cox-2 esercita l’effetto antiinfiammatorio.
Per superare la gastrolesività dei FANS sono stati sviluppati inibitori specifici dell’isoforma COX-2 , il Celecoxib ( Celebrex ), ed il Rofecoxib ( Vioxx).

Questi due farmaci hanno dimostrato di avere una minore incidenza di effetti indesiderati a livello gastrico.

Tuttavia la mancanza di azione a livello COX-1 priva gli inibitori COX-2 dell’effetto antiaggregante , benefico nei pazienti a rischio di eventi ischemici.
Lo studio VIGOR ha confrontato la sicurezza gastrointestinale nel lungo periodo del Rofecoxib ( 50 mg/die) con il Naprossene ( 500 mg due volte al giorno ) nell’artrite reumatoide.
L’incidenza di eventi gastroenterici è risultata più bassa con il Rofecoxib rispetto al Naprossene : 2,1 casi per 100 pazienti-anni versus 4,5 casi per 100 pazienti-anni.
Tuttavia l’incidenza di gravi eventi avversi trombotici ( come l’ infarto miocardico ) è risultata in modo significativo più alta nei pazienti che ricevevano Rofecoxib rispetto al Naprossene: 1,67 casi per 100 pazienti-anni contro 0,7 casi per 100 pazienti-anni.

Tra gli inibitori COX-2 il Celecoxib sembra avere un miglior profilo cardiovascolare rispetto al Rofecoxib.

Uno studio di 6 settimane ha confrontato il Celecoxib ( 200 mg/die) con il Rofecoxib ( 25 mg/die ) in 810 pazienti con osteoartrosi e di 65 anni d’età o superiore , che assumevano farmaci antiipertensivi. Nel gruppo trattato con Rofecoxib si è avuto una percentuale di edema del 9,5%, doppia rispetto a quella del Celecoxib (4,5%).
La pressione arteriosa è aumentata del 17% con il Rofecoxib e dell’11% con il Celecoxib ( p= 0,032).
La pressione d iastolica è aumentata del 2,3% con il Rofecoxib e dell’1,5% con il Celecoxib.
Alla 6° settimana la pressione sistolica media è salita del 2,6% con il Rofecoxib , mentre è leggermente diminuita con il Celecoxib ( - 0,5%) ( p= 0,007).
I pazienti che assumono farmaci antiipertensivi e ricevono gli inibitori COX-2 dovrebbero essere tenuti sotto osservazione per lo sviluppo di eventi indesiderati cardiorenali.
I pazienti che assumono Celecoxib hanno una minore incidenza di edema ed una minore variazione della pressione sanguigna rispetto ai pazienti che assumono il Rofecoxib.


Carlo Franzini


Xagena2002


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