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Farmaci: rapporto rischio/beneficio, un problema attuale


Nel corso degli anni ’90 le Autorità Sanitarie Internazionali hanno migliorato le procedure atte a garantire la sicurezza dei farmaci autorizzati, anche se nessun farmaco può mai considerarsi completamente sicuro.

E’ regola generale considerare un farmaco sufficientemente sicuro da essere approvato quando i benefici superano i rischi.

In ambito cardiovascolare un caso emblematico del rapporto rischio/beneficio è rappresentato dal caso Cerivastatina ( Lipobay/Baycol ).

La Cerivastatina è stata ritirata dal commercio nell’agosto 2001 a causa dell’alta incidenza di rabdomiolisi, soprattutto quando associata al Gemfibrozil ( Lopid ).

Il Journal of the American Medical Association ha recentemente pubblicato una ricerca compiuta dal CDER ( Center for Drug Evaluation and Research ) dell’FDA, che ha valutato l’incidenza di rabdomiolisi nei pazienti trattati con differenti statine e fibrati, in monoterapia o in associazione.

Su 252.460 pazienti trattati con farmaci ipolipemizzanti, ci sono stati 24 casi di rabdomiolisi che hanno richiesto ospedalizzazione.

Dall’analisi dei dati è emerso che il rischio di rabdomiolisi in corso di trattamento con le statine in monoterapia è basso.
Il rischio aumenta quando le statine sono associate ai fibrati, soprattutto nei pazienti anziani e con diabete mellito.

L’incidenza di rabdomiolisi durante trattamento con Cerivastatina è invece risultata alta ( 5,34 per 10.000 persone anno contro 0,44 delle altre statine ), con un incremento considerevole dopo aggiunta di un fibrato ( 1035 versus 5,98 per altre statine + fibrato ).

Dopo il ritiro dal commercio della Cerivastatina, l’iter registrativo dei nuovi farmaci anti-colesterolo è divenuto più complesso.
Le Agenzie di controllo sui farmaci hanno imposto valutazioni prolungate nel tempo e su casistiche più ampie.

La Rosuvastatina ( Crestor ), approvata dopo il caso Cerivastatina, è attualmente la statina più studiata in fase pre-marketing.

La sicurezza e la tollerabilità della Rosuvastatina è stata valutata analizzando i dati di 12.400 pazienti trattati con dosaggi compresi tra i 5 ed i 40 mg/die durante un programma di studi clinici di fase II e III.

Negli studi clinici controllati con placebo l'incidenza di effetti indesiderati è stata del 56,8% tra i pazienti trattati con placebo ( n = 382 ) e del 57,4% tra i pazienti trattati con 5-40 mg/die di Rosuvastatina ( n = 744 ). Negli studi clinici con un dosaggio prefissato, la Rosuvastatina 5-40 mg ha presentato un profilo di sicurezza simile a quello di Atorvastatina 10-80 mg, Simvastatina 10-80 mg, e Pravastatina 10-40 mg.

Aumenti clinicamente significativi dei valori di ALT ( alanina-aminotransferasi ), ( definiti come 3 volte il limite superiore del normale), e della creatin-chinasi, (10 volte il limite superiore del normale ), sono risultati non comuni ( inferiori o uguali allo 0,2% ) sia nei pazienti trattati con Rosuvastatina che tra coloro che hanno ricevuto altre statine.

La miopatia ( definita come presenza di creatin-chinasi maggiore di 10 volte il limite superiore del normale e di sintomi muscolari ), probabilmente associata al trattamento, si è presentata in una percentuale uguale o inferiore allo 0,03% tra i pazienti che hanno assunto la Rosuvastatina a dosaggi uguali o inferiori ai 40 mg/die.

Il rilevamento di proteinuria al dipstick test nei pazienti trattati con Rosuvastatina 5-40 mg/die, è risultato simile a quello riscontrato con le altre statine.

Lo sviluppo di proteinuria non era predittivo di malattia renale acuta o progressiva.

Secondo gli Autori dell'University of Glasgow, la Rosuvastatina è risultata ben tollerata nella maggioranza dei pazienti con dislipidemia, con un profilo di sicurezza simile a quello delle altre statine.Non sono emersi casi di rabdomiolisi tra coloro che hanno utilizzato il farmaco ai dosaggi compresi tra 5 e 40 mg/die. ( Xagena2004 )

Cardio2004 Farma2004


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