I farmaci che provocano alterazioni della funzionalità tiroidea possono agire a vari livelli dell'asse ipotalamo-ipofisitiroide.
Lo iodio è un elemento essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei e l'apporto giornaliero raccomandato nell'adulto è di 150 microg/die.
La tiroide ha meccanismi intrinseci che mantengono una normale funzione tiroidea anche in presenza di eccesso di iodio: in queste condizioni la tiroide inibisce acutamente l'organificazione tiroidea dello iodio ( effetto di Wolff –Chaikoff ). Questo effetto, generalmente, ha una durata di alcuni giorni e poi, attraverso un meccanismo di escape, la tiroide riprende la normale sintesi degli ormoni tiroidei.
Elevate quantità di iodio sono presenti in farmaci, mezzi di contrasto e conservanti del cibo. L'ipertiroidismo iodio- indotto è osservato frequentemente nei soggetti eutiroidei con gozzo residenti in aree ad insufficiente apporto iodico quando vengono improvvisamente esposti a quantità farmacologiche di iodio. In questi soggetti, la presenza di aree di autonomia funzionale permette la sintesi ed il rilascio di un’eccessiva quantità di ormoni tiroidei.
Lo sviluppo di autoimmunità tiroidea in pazienti residenti in aree ad insufficiente apporto iodico che sviluppano ipertiroidismo iodio-indotto, non è stata confermata da tutti gli autori. Nelle aree a sufficiente apporto iodico, l'ipertiroidismo iodio-indotto è stato osservato in soggetti eutiroidei con pregresse malattie della tiroide.
Ipertiroidismo iodio-indotto è stata osservato in soggetti eutiroidei con pregressa malattia di Graves trattata con terapia medica, con un pregresso episodio di tiroidite del post-partum, tireotossicosi distruttiva da Amiodarone tipo II e pregresse alterazioni della funzionalità tiroidea insorte durante trattamento con Interferone per epatite cronica attiva da virus C.
Alcuni soggetti apparentemente normali, il feto, il neonato, alcuni soggetti con malattie croniche sistemiche, soggetti eutiroidei con tiroidite di Hashimoto, con malattia di Graves trattati in precedenza con terapia medica, chirurgica o radiometabolica, con pregressa tiroidite del post-partum, tiroidite subacuta e con alterazioni della funzionalità tiroidea insorte durante il trattamento con Interferone per epatite cronica attiva da virus C, possono sviluppare ipotiroidismo iodio-indotto per mancato escape dallo iodio in eccesso.
L'Amiodarone è un farmaco benzofuranico ad elevato contenuto iodico ( 37% in peso di iodio ), utilizzato nel trattamento delle tachiaritmie sia sopraventricolari che ventricolari. Questo farmaco causa spesso modificazioni dei test di funzionalità tiroidea dovuti all'inibizione dell'attività della 5'-desiodasi.
Il 14-18% circa dei pazienti in trattamento cronico con Amiodarone sviluppa tireotossicosi ed ipotiroidismo.
La tireotossicosi insorta durante terapia con Amiodarone è più comune nelle aree ad insufficiente apporto iodico mentre l'ipotiroidismo è più frequente nelle aree ad adeguato apporto iodico.
Sia la tireotossicosi che l'ipotiroidismo in corso di terapia con Amiodarone, possono svilupparsi non solo in pazienti con malattie tiroidee preesistenti, ma anche in quelli con tiroide normale. Tali alterazioni sono dovute sia allo iodio contenuto nella molecola che ad un diretto effetto tossico del farmaco sulla tiroide.
Gli Interferoni di tipo I sono comunemente impiegati nel trattamento delle epatiti croniche virali, della sclerosi multipla, di alcune malattie ematologiche e di alcuni tumori solidi per le loro azioni antiproliferative, antivirali e immunomodulanti.
Gli effetti collaterali di tale terapia sono diversi e comprendono anche alterazioni della funzionalità tiroidea.
La prevalenza media di tali alterazioni è del 6,2% e l'ipotiroidismo occorre più frequentemente ( 3,9% ) della tireotossicosi ( 2,3% ).
Le alterazioni della funzionalità tiroidea sono soprattutto subcliniche e la guarigione spontanea si verifica in circa il 60% dei pazienti con o senza sospensione dell'Interferone.
I fattori di rischio per la comparsa di alterazioni della funzionalità tiroidea durante il trattamento con Interferone sono il sesso femminile e la presenza di autoimmunità tiroidea prima dell'inizio della terapia.
Le alterazioni della funzionalità tiroidea insorte durante la terapia con Interferone sono il risultato dell'esacerbazione di processi autoimmuni tiroidei latenti e/o di una tossicità diretta dell'Interferone sulla tiroide, indipendente dai processi autoimmuni tiroidei.
La terapia combinata con Interferone e Interleuchina 2 aumenta la prevalenza dell'ipotiroidismo fino al 17,2% e della tireotossicosi fino al 7,3% dei pazienti trattati.
Il Litio, utilizzato nella profilassi delle depressioni bipolari, è concentrato dalla tiroide ed è in grado di inibire la captazione dello iodio e la liberazione degli ormoni tiroidei.
Il trattamento con Litio si può associare allo sviluppo di ipotiroidismo, soprattutto in presenza di anticorpi antitiroide circolanti. L'incidenza degli anticorpi antitiroide è paragonabile a quella riportata nella popolazione generale.
Lo sviluppo di tireotossicosi e di cancro della tiroide durante la terapia con Litio, sono stati descritti raramente. ( Xagena2008 )
Minelli R et al, Ligand Assay, 2008
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